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254 bernardo morsolin

bastata a fargli conoscere l’opera, che in onore della Sesso aveva condotto l’artefice veronese; non era bastata a mettergli, per conseguenza, nell’animo il sospetto che la medaglia de’ due Vicentini alla quale accenna il Gualdo, potesse essere una contraffazione. In lui più che l’esame attento e minuzioso del lavoro valse l’asserzione del Gualdo; tanto che fini con l’attribuire a Felice e a Pasquale ciò, ch’era lavoro incontestabile del Pomedello. Ma non credasi, per questo, che la notizia, attinta dalla descrizione del Giardino di Cha Gualdo, difetti di fondamento. Dell’opera de’ due allievi del Mariani s’ha la prova nell’altro de’ due esemplari, custoditi nel Civico Museo di Vicenza. Vero è che i diritti, i rovesci, le dimensioni e perfino i monogrammi sono gli stessi; ma gl’indizi della contraffazione si manifestano a vista d’occhio anche a’ meno periti: si manifestano cioè nella precisione del taglio, nel rilievo delle pieghe, nello spicco dei profili, nella proporzione delle lettere e delle loro distanze, perfetti, se così m’è lecito dire, nell’esemplare veduto dal Gonzati, incerti e talvolta ineguali nell’altro, sfuggito, forse, alla dispersione del Museo Gualdo. E dove ciò non bastasse, una prova incontestabile della contraffazione si avrebbe nell’alterazione della leggenda del diritto, comune a’ due esemplari. È l’alterazione, che si rivela nell’epiteto, premesso al nome della Sesso. Vi si legge cioè: DIVA • ISABELLA • SESSA • MICHAEL • VENETA.



Ho già avvertito che l’Armand, nella descrizione delle due medaglie in onor della Sesso, non è esatto