Pagina:Rivista italiana di numismatica 1890.djvu/255

242 bernardo morsolin

va suffragata per intero dall’insieme del rovescio. Parrebbe farle contro un particolare di non vano momento.



Ho già detto che dai piedi di Massimiliano si conculca un leone, scoraggiato e dimesso. Il vezzo di simboleggiare nel leone la forza è non solo antichissimo, ma vige tuttora. Lasciamo stare le imprese di Massimiliano, per le quali, o mal riuscite o tronche a mezzo per difetto specialmente di denari, non si può dir certamente che fosse repressa la forza. È noto però che la dignità d’imperatore, considerata sin dall’età del Petrarca non più che un nome

Vano, senza soggetto,


giudicavasi ben altra cosa da lui, che aspirava all’impero universale e per poco anche al pontificato romano e riputavasi l’arbitro delle cose del mondo. Con si fatto concetto era naturale che Massimiliano, superbo e vanitoso com’era, potesse credersi superiore non solo di nome, ma anche di fatto, ad ogni altro sulla terra: era naturale ch’egli potesse anche pensare nell’animo suo d’aver rintuzzato nelle molte lotte, alle quali erasi avventurato, gli sforzi de’ nemici, rivolti a suo danno. E questo concetto, rinforzato da’ consigli e fors’anco dall’adulazione del Bannissio, perchè non potrebbesi ravvisare nell’insieme del rovescio, dove parrebbe avvalorarsi persino dalla leggenda, che di Massimiliano fa il massimo dell’Italia, della Germania, delle Gallie e dell’Ungheria, o altrimenti il più grande de’ monarchi e de’ principi, che reggevano quegli stati?