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che, se anche in nessun conto si volessero tenere e i documenti pubblicati dal Garampi e la perfetta somiglianza di tipo, coll’Obolo di denaro battuto da Clemente V1, la sua singolare epigrafe era per sé medesima bastevole a provare l’errore nel quale essi incorrevano. Ed infatti, a quale altro Papa, se non a Bonifacio VIII residente in Roma e rappresentato nel Contado Venesino dal Rettore da esso eletto, poteva quell’epigrafe spettare? Moneta DOMINi BOnifacii PAPECOmITATus VENAISSINi. Ciò nonostante, essi sostennero che questa moneta non gli apparteneva per la ragione che il Venesino non fu eretto in contado che dal suo successore (Clemente V) con Breve del 1309 2 citando l’opera del Castrucci, ove questo troverebbesi riprodotto.

Orbene, il Breve dai Promis citato nulla contiene che affermi la loro asserzione, ma ne risulta soltanto la nomina di Raimondo di Guilliermo signore di Rudos a Rettore3.

In quanto poi all’epoca in cui il Venesino abbia principiato a godere il titolo di Contado, il citato Castrucci così si esprime4: “Alcuni sentono, che il paese del Venesino, fino al tempo di Clemente V, non godesse del titolo di Contea, come non con leggieri fondamenti si è riferito nel primo libro. Questo Pontefice si crede, lo illustrasse con la ”

  1. Vedasi la Tav. V, N. 2.
  2. Domenico Promis, Memor., cit., pag. 30. Leggasi il testo e la nota.
  3. Fantoni-Castrvcci, Op. cit, pag. 161, § 22. Il Breve è diretto: «Dilecto filio Nobili viro Raymundo Guillermi Domino de Rudos in temporalibua Comitatus Venayssini Rectori salutem, et Apostolicam benedictionem etc. ».
  4. Idem, pag. 161, § 21,