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214 giuseppe gavazzi


Lo stile di quei tremissi non lascia dubbio che artefici longobardi vi abbiano lavorato. La coniazione può essere avvenuta nel tempo del breve soggiorno di Pipino in Lombardia fra la conclusione della pace ed il suo ritorno in Francia. In questo caso essa ebbe luogo assai probabilmente nel campo franco non lungi da Pavia. Oppure potrebbe più tardi avervi provveduto Fulrado stesso per conto dei suoi re. Parmi più credibile la prima ipotesi, perchè Fulrado nell’esarcato, ove si recò tosto avrebbe probabilmente coniato sul taglio romano, come prima di lui vi coniò lo stesso re Astolfo1.

Veniamo ora all’analisi dei monogrammi del mio tremisse. Il nesso REX, come vedemmo, è comune ai due lati. Il diritto si può facilmente scomporre nei seguenti nessi:


CAROLVS PATRicius ROMANORVM


Quanto alla lettera T nel nesso da me letto Patricius, non saprei vederne altra in quell’incrocio della barra orizzontale di A prolungata oltre l’asta minore di R. Tanto più che ho un esempio analogo in una iscrizione dell’ottavo secolo riportata da L. Alph. Chassant nel Dictionnaire des abréviations latines et françaises du moyen âge ove la lettera T è formata da un incrocio analogo colla C qua-

  1. D. Promis, Monete di zecche italiane inedite o corrette, 1867. — C. Brambilla, Annotazioni numismatiche, 1867