Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
212 | giuseppe gavazzi |
modellata sulla romana. Tali sono infatti i rarissimi soldi d’oro battuti in Francia da Carlomagno e da Lodovico Pio.
Resta a vedere se e come quei tremissi possano essere di fabbrica longobarda.
Le paci, le quali chiusero le spedizioni franche del 754 e del 756 in Italia, presentano differenze notevoli, e nei contraenti e nella forma, che non isfuggirono al nostro grande Muratori.
Dalla vita di Stefano II in Anastasio bibliotecario, evidentemente scritta da testimonio contemporaneo e bene informato, e dal Codice carolino, veniamo a conoscere:
Che i Franchi vennero richiesti dai romani in virtù dell’obbligo fatto loro dal patto letico di militare in difesa dell’impero e di Roma. I Franchi erano considerati militi romani ed i re loro cittadini romani per la dignità patriziale conferita a Pipino ed ai suoi figli Carlo e Carlomanno con lui regnanti.
Che la pace seguita alla spedizione del 754 fu contratta da romani, franchi e longobardi, questi obbligandosi a restituire ai primi le città e terre usurpate.
Che avendo Astolfo mancato ai patti, Pipino sceso nuovamente nel 756 conchiudeva con esso un secondo trattato, e questa volta senza intervento dei romani, nel quale i longobardi cedevano, non più ai romani, ma ai franchi i territori di giurisdizione romana.
Pipino poi si obbligava verso la Chiesa Romana a rimetterli ad essa, come fece. Ciò risulta dai seguenti passi della vita succitata:
Gregorio legato del greco Augusto, raggiunto Pipino sotto Pavia, rammentandogli senza dubbio