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210 | giuseppe gavazzi |
zione longobarda, quei re, non osando battere moneta in nome proprio, copiarono la bizantina come quella che godeva del massimo credito.
E in pari tempo volendo dare una certa originalità alla loro propria ne alterarono scientemente le scritte in modo da renderle soventi illegibili. Con questa astuzia poterono far correre fra il volgo ignorante di allora tremissi di peso e lega inferiori agli imperiali.
Il più antico tremisse conosciuto, che porti nome di re longobardo, è quello di Rotari del Museo Bresciano.
Rotari conserva il tipo bizantino: in dritto busto diademato di profilo; Vittoria alata in rovescio.
Cuniberto sostituì alla Vittoria l’Arcangelo San Michele, tipo costantemente seguito poi da Liutberto, Ariberto II1 e Liutprando.
Astolfo mise in diritto un monogramma in luogo del busto, conservando in rovescio l’Arcangelo: poi adottò il tipo di Lucca, stella in diritto, croce in rovescio, che tenne anche Desiderio.
Ora le impronte del mio e dei tremissi di Gariel non hanno nulla di comune con quelli da Rotari a Liutprando. Dato pure che un regnante fra quei due avesse creduto di attenuare il peso normale del tre-
- ↑ Veramente abbiamo un tremisse di taglio romano col nome e l’effigie di Ariberto II descritto da D. Promis nelle Monete di zecche italiane inedite e corrette, 1867, che dall’iscrizione iffo glorivso dvx appare coniata da un principe fendale. Quell’autore rimarca aver esso nulla di comune coi tremissi di Pavia e molto ragionevolmente crede che l’ignoto duca Iffo avesse residenza in qualche città confinante colle Provincie soggette all’impero greco o in grande relazione con esse. Cosi i duchi e principi di Benevento seguirono costantemente il tipo romano a differenza dei re longobardi che ebbero il loro specialo.