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196 francesco gnecchi

e se finalmente si considera come i tre tipi comuni accennati siano la fedele riproduzione dei tre soli tipi delle monete d’oro1 conosciute delle due Auguste, e vi corrispondano perfettamente sia nei diritti come nei rovesci2, mi pare sia lecito argomentare che nella coniazione di queste monete vi sia stata della confusione, e che non solamente si siano talora scambiati i rovesci (e principalmente adoperati quelli di Fausta per Elena), ma benanco durante la lavorazione dei coni, vuoi per la fretta, vuoi per qualunque altro motivo, ad alcune teste già incise sia stata applicata talvolta una leggenda che non vi era appropriata, e lo stesso sia avvenuto di qualche rovescio.

Se da un lato tale confusione sarebbe una nuova conferma della contemporaneità di queste monete e quindi della giustezza di attribuzione proposta da Marchant, dall'altro mi pare si possa, come conclusione

    coni coll’asserire che, trattandosi di persone morte, era lecito agli artisti rappresentarlo in quell’età che meglio loro talentava. Ma qui si tratta ben altro che di sola età. Sono addirittura fattezze differentissime, e che per quanti anni fossero trascorsi, non potevano in niun modo aver successivamente appartenuto a una sola persona.

  1. Si vedano i tre aurei riprodotti in testa a quest’Articolo. L’aureo di Fausta col rovescio salvs appartiene alla mia collezione, gli altri due al Museo Britannico.
  2. L’esatta riproduzione del tipo dell’oro nel bronzo lo troviamo anche nelle monete di Galena Valeria moglie di Galerio Massimiamo, una delle pochissimo imperatrici, anzi la sola, oltre Elena e Fausta, che, nell’epoca in cui ci troviamo, abbia avuto monete coniate al suo nomo, mentre era in vita.

    Ognuno sa d’altronde come la coniazione delle monete d’oro fosse in ogni epoca affidata ai migliori artisti, ed eseguita perciò con molto maggior cura che quella del bronzo, rappresenti, assai meglio di quest’ultimo, i veri tipi monetari ufficialmente stabiliti, scevri da ibridismi.