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appunti di numismatica romana 191

vescio a quelli di Teodora con PIETAS ROMANA1, e forse anche ad uno di Fausta colla medesima leggenda PAX PVBLICA molto incompletamente descritto nella 2a edizione del Cohen (Fausta N. 2). Ne ho riprodotto alla tavola alcuni d’Elena (N. 13, 14, 15) e di Teodora (N. 18 e 19) come termini di confronto. — In secondo luogo poi, per quanto la moneta si trovi in uno stato deplorevolissimo di conservazione, si può vedere abbastanza chiaramente che la figura femminile al rovescio tiene, come nei quinari di Teodora, un solo bambino in luogo di due e può quindi intendersi (se pure la moneta non è ibrida) per Elena stessa col figlio Costantino, mentre coi due bambini non avrebbe significato. Tale rappresentazione resta controllata e confermata dall’altro esemplare assai migliore riprodotto al N. 17 della Tavola. È un esemplare appartenente alla Collezione del Signor Alfonso de Scholdt di Bruxelles,

    golarmente o irregolarmente, al nostro caso fa lo stesso) sopra alcuni quinari d'Elena, mi fanno ritenere assai probabile che tatti, sia dell’una che dell’altra Angusta, siano il prodotto di una medesima emissione. Ora, siccome Teodora mori vent’anni prima che ad Elena fosse conferito il titolo d’Augusta, data l'accennata contemporaneità, le dette monete, essendo necessariamente postume per Teodora, dovevano esser tali anche per E lena, non essendo ammissibile che si coniassero eguali monete per un’Augusta vivente e una morta. L’epoca probabile della coniazione di tali quinari mi pare possa accettarsi quale l'accenna il Marchant, ovvero nel 336. (Lett. cit., pag. 22).

  1. Giacchè mi si presenta l'occasione, conviene qui accennare un’altra inesattezza che trovo nel Cohen a proposito del Quinario comune di Teodora. Quante ne appajono di inesattezze, allorché le cose si guardano un po’ da vicino! — La moneta è descritta, quale è infatti, col rovescio pietas romana. Ebbene l’incisione dà pietas reipvblicae, nè saprei dove l’incisore ha preso questa strana leggenda. Non occorre poi dire che l’errore fu religiosamente mantenuto nella seconda edizione, dove salta all’occhio ancora più evidentemente, per essere il disegno intercalato nel tosto.