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16 francesco gnecchi


Essendo l’unico Antoniniano oggi esistente di Zenobia1, il cui nome non figura nella serie monetaria romana che pei bronzi battuti in Egitto, e, trattandosi perciò di moneta molto importante anche a chiarire qualche punto storico ancora oscuro e controverso relativamente ai Principi di Palmira, desideravo fissarmi bene sulla sua origine, ossia sulla zecca a cui attribuirla.... e mi avvidi che la questione non era tanto semplice né facile a risolversi. — Interpellai quelli fra i colleghi che so specialisti in tal genere di studii e fra questi citerò principalmente i signori Teodoro Rhode e Andrea Markl. Ambedue mi risposero ritenere che l’Antoniniano di Zenobia doveva essere stato coniato nella zecca ove si coniavano le monete di Vaballato, e questo sembrava molto naturale anche a me, piuttosto però per probabilità storica che non per vera analogia di fabbrica; giacché non potrei asserire di

  1. Cohen pubblica, riportandolo da Tanini come esistente nel fu Museo Gradenigo, ma prestandovi poca fede, il seguente Antoniniano:

    D. — zenobia avg

    Testa a destra circondata dalla mezzaluna.

    R. — pietas avgg .

    La Pietà seduta a sinistra stendente la mano a un fanciullo e appoggiata a un’asta.

    Anche altri autori posteriori al Cohen, citarono questa moneta come sospetta. — Quanto a me, quantunque sia ignoto ove attualmente si trovi, e se ancora esista, e malgrado qualche probabile errore di grafia (la leggenda del dritto doveva probabilmente essere: s. zenobia avg., e quella del rovescio forse: pietas avg.) non vedo alcun motivo por non ammetterla. L’esistenza poi del mio esemplare mi conferma sempre più nella persuasione che anche quello del Museo Gradenigo abbia realmente esistito, fosse genuino.