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monete di gio. battista falletti conte di benevello 135

all’estero per ivi prendere servizio militare, quando nei calamitosi tempi del duca Carlo II la nostra infelice patria era da un capo all’altro scorazzata e malmenata da amici e da nemici, si pose agli stipendi dell’imperatore Carlo V, per cui comandò un corpo di Italiani. Probabilmente egli si distinse tanto da entrare in modo affatto speciale nelle grazie dell’imperatore, sino al punto di ottenere dal medesimo qualche diploma onorifico così ampio da permettergli l’uso di moneta segnata al proprio nome. Ciò sarebbe stato verso il 1537, data che si legge sulla moneta d’argento. Dove questa e l’altra in oro siano state battute non risulta in modo chiaro; ritengo però che i loro conii siano opera di quegli artefici girovaghi, i quali si mettevano al servizio di chiunque intendesse di far lavorare principalmente pezzi contraffatti alla moneta che in un dato luogo aveva miglior corso, cercando solo che e tipo e leggende fossero combinate in modo da lasciar travedere il meno possibile l’inganno, cosa che, se ora è difficile ad ottenere, era assai facile nell’epoca di cui trattiamo. Più che un vero diploma di concessione della zecca, sino a prova contraria, credo però si tratti d’un puro abuso d’un diritto sovrano, spediente questo di cui forse il nostro Falletti si valse per poter più facilmente mantenere i soldati che aveva a’ suoi ordini, sapendosi in modo preciso che in Francia ed in Spagna a que’ tempi le paghe correvano tutt’altro che regolarmente, e le truppe per lo più vivevano a spese delle popolazioni vinte, quando non trattavano con eguale imparzialità amici e nemici. Ma che più probabilmente siano i pezzi in discorso usciti da officine di Germania ed ivi abbiano avuto corso, mettendovi talora lo stemma vero del casato e talora uno immaginario come sull’oro (se pure non è un quarto dello stemma dei Caresana di Carisio, di Vercelli, coi quali forse potè il nostro Falletti aver vincolo di parentela), ne ho una prova nel fatto che lo scudo che solo sinora si conosceva non trovasi inserto se non in Tariffe dei dominii di Carlo V, quali Gand, Anversa e Amsterdam, e la moneta d’argento ora per la prima volta ci viene da quella regione, e nulla ha che fare con quella di puro tipo