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di un medaglista anonimo mantovano 111

noscere da documenti contemporanei che essi sono opera di un intagliatore di conii mantovano che nel 1506 era stato chiamato a Hall, città la quale dal 1478 era la zecca più importante nei possedimenti ereditari dell’imperatore. Sgraziatamente, nessun documento ci dà il suo nome. Si accontentavano di chiamarlo, secondo l’uso popolare, “l’intagliatore di ferri” o “l’intagliatore di conii italiano” oppure addirittura “l’italiano”, senza dubbio perchè agl’impiegati tedeschi riusciva troppo difficile il tenere a mente la parola straniera. Lo troviamo ricordato per la prima volta in due scritti, entrambi in data 7 marzo dell’anno suddetto. Egli era arrivato allora appunto a Hall. In uno di quegli scritti il consigliere Pietro Rummel di Lichtenau prega il maresciallo della contea di Tirolo, Paolo Liechtenstein, di rilasciargli un mandato di pagamento a di lui favore, aggiungendo di aver già dato ordine che gli si fornisse ferro, acciaio e rame. Nell’altro scritto, il maresciallo della contea incarica il mastro di zecca di Hall, Bernardo Beheim, di dare al Mantovano l’occorrente per tre persone e per due cavalli, e di fornirgli tutti gli attrezzi di cui abbisognasse. Dai conti dello scrivano della zecca di Hall, ricaviamo che il Mantovano intagliò conii per talleri, mezzi talleri, pezzi da trenta, ed altre monete inferiori, e che ne furono mandate delle prove a Paolo Liechtenstein e Pietro Rummel. Tutto è registrato accuratamente, compreso persino le due misure di vino che il mastro di zecca elargì quando si provarono i grandi conii, e la mercede di sette carantani al messo per Inspruck. Da ultimo si accenna anche ai conii che “l’intagliatore di ferri”