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106 roberto von schneider

legata da tempo alla bellezza di una Lombarda, “quella bellezza” — per dirla con Manzoni — “molle a un tempo e maestosa”, alla quale un cavaliere tedesco che aveva veduto molti paesi, intorno appunto a quell’epoca, non esita a conferire la palma1, quella bellezza che trovò la sua più sublime glorificazione artistica negli affascinanti dipinti di Leonardo da Vinci.

Il disegno di Venezia ci presenta Bianca Maria più attempata di alcuni anni che sul ritratto di Berlino. Il di lei viso non rispecchia più lo splendore radioso della sua patria, e gli è come se i disinganni di quel matrimonio conchiuso dalla politica si riflettessero nell’espressione un po’ infastidita della principessa. Sopra la reticella, porta una berretta colla tesa rialzata posteriormente. La lunga treccia è scomparsa; invece, una fila tanto più lunga di perle, tolta dal riboccante cassone nuziale, adorna il suo collo sottile2. Noi non possediamo nessun ritratto di-

  1. Die Pilgerfahrt des Ritters Arnold von Harff... in den Jahren 1496 bis 1499, pubblicata da E. v. Groote (Colonia, 1860), pagina 217: «Item in deser stat Meylaen dunkt mich nae mijnem dummen erkentenyss dat ich dae die schoenste frauwen gesien hane von allo mijner wandelonge ind zo Venedick die koestlichste... ind in deme koninckrijch von Moabar die aller swartzte.» (Cosi pare in questa città di Milano mi pare, secondo il mio grossolano discernimento, di aver veduto le donne più belle di tutti i miei viaggi, e in Venezia le più suntuose.... e nel regno del Malabar le più nere di tutte).
  2. Per il corredo, v. G. del Maino, l. c: «In dotem constituta sunt ad quater centena millia aurei nummi» (veramente soltanto 300,000, cfr. Ulmann, Kaiser Maximilian I, vol. I, pag. 219, nota 1). «Insuper in parapherna advecta est summa aureorum sexaginta millium, pro iocalibus, vestimentis, pretiosa suppellectili, et reliquo mundo muliebri.» Cfr. l’Inventarium iocalium, argentorum etc., que dantur serenissime domine