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la zecca di tresana | 51 |
Nel gabinetto di Brera si conserva un esemplare della moneta genuina che ha lo stesso anno 1621; lo stemma poi è identico a quello del tallero di Tresana, che riproduce senza variarle le armi di casa d’Austria legittimandole colla solita leggenda Insignia aniiquissima et materna, sfruttata da tutti i principi contraffattori di monete a quell’epoca. E dire che il buon padre Affò, illustrando delle monete di Guastalla di simil natura, faceva dell’acrobatismo araldico, sforzandosi di far passare per armi Borromeo e Gonzaga, gli stemmi tedeschi dei fiorini battuti da Ferrante secondo!
Il documento che mi ha fornito i disegni di queste contraffazioni chiude la storia dell’officina di Tresana, che viene così ad assumere un’importanza maggiore di quanto ha avuto sin qui. Molte delle monete tresanesi restano ancora da scoprirsi e non è difficile che qualche ripostiglio e ricerche più accurate ne mettano in luce dei nuovi esemplari, che accresceranno la serie già numerosissima delle falsificazioni italiane; e poiché sono in materia non vo’ chiudere questi brevi studii senza esprimere ancora una volta un desiderio, che, cioè, qualche studioso imprenda
“per me extractam suprascriptasque decem immagines sine impromptus manu mihi fida etc. extractos ex quodam orginali praesentato et exhibito per D. Paulum de Fortis actuarium criminalem in Curia Mirandalæ, coram perillustri et exc.mo D. Pomponio Spilimbergo I. V. D. Guastallæ habitatoro et snbdelegato Caesareo ad effectam præsentem copiam extrahendi, cum eodem originali collationaui de mandato et ex decreto dicti D. Subdelegati cesarei, de quo apparet in constituto dicti Joannis Angustini Riuarolse Janunensis in ciuitate Mirandnlæ coram dominatione sua accepto sub die 17 Maij anni 1627 et per rogatum ad quod etc. et quia concordare inueni, ideo me subscripsi, appositis meis nomine, cognomino ac signo magno consuetis, ad laudem Dei eiusque gloriosissimæ genitricis Mariæ», etc.”