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mente quelli battuti dal duca Ercole II a Reggio d’Emilia.

Le monete del marchese Francesco Guglielmo sono le più facili a rinvenirsi fra quelle di Tresana: specialmente i cavallotti, di cui s’incontrano molte varianti, dovettero essere battuti in grande quantità ed ebbero corso non solo in Lunigiana, ma anche negli stati vicini, sebbene non fossero di titolo molto alto (circa 416 millesimi). Trovo infatti che a Parma nel 1596 e successivamente nel 1610 e nel 1616 furono tariffati a soldi cinque di moneta parmigiana1; lo stesso valore fu loro assegnato in Modena2 ed in Firenze3 nel 1618, mentre in Bologna e in Ferrara nel 1612 furono limitati a soldi tre, denari tre4.

Dal marchese Guglielmo, ultimo di questo ramo dei Malaspina, non sono conosciuti che due cavallotti5, uno dei quali è battuto al tipo di quelli del padre nel 1623 e l’altro, di due anni posteriore, ha per rovescio l’impresa personale del marchese, che era un cane accosciato col motto Mai morte muterà mia mente. Se però, come è probabilissimo, la locazione collo zecchiere Rivarola ebbe effetto, dall’officina di Tresana dovettero uscire molte altre monete a tipo adulterato, che per mancanza di contrassegni precisi, oggi difficilmente si riconoscono fra le loro congeneri. La cortesia del cav. Ercole Gnecchi mi permette appunto di pubblicare i disegni di alcune di queste monete tolti da un documento del 1627 e precisamente dalla copia di una concessione del

  1. Affò. La zecca e moneta parmigiana, pag. 211, 220, 230.
  2. Lotti. Raccolta delle monete d’oro, d’argento e di rame battute e spese nella città e stati di Modena, pag. 12.
  3. Manni. Osservazioni storiche sopra i sigilli antichi, XIX, pag. 138.
  4. Bellini. Dell’antica lira ferrarese di marchesini, pag. 176.
  5. Pubblicati dallo Zanetti, op. cit., XIX, 11 e 12.