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antoniniani di Ostiliano», comparso nella Num. Zeitschrift di Vienna Annata 1879, aveva espresso l’opinione che le monete di quest’imperatore nelle quali la leggenda del diritto vien letta abitualmente c oval (oppure ovl) ostil mes covintvs caesar1 non fossero di fabbrica romana, ma forse di fabbrica siriaca; e in generale le segnature di cui parliamo non si riscontrano che su quelle monete che hanno nel diritto la suddetta leggenda, in cui anche la parola caesar è spesso sostituita da avg2.

Fra le monete di Treboniano Gallo, invece, quelle segnato nel modo che si è detto, hanno sempre nel diritto la leggenda imp c c vib rteb gallvs avg oppure p f avg, e fra quelle di Volusiano non corrispondono che ai diritti colla leggenda imp c oppure cv af gal vend volvsiano avg.

Anche le monete così segnate di Valeriano e Gallieno hanno sempre nel diritto la leggenda che comincia con imp c p lic.

Ma c’è un’altra particolarità che abbiamo notata sulle monete dei due imperatori teste accennati: il rovescio rappresenta sempre due figure stanti.

Se Cohen non ci avvertisse già3, basandosi in ciò sulle erudite indagini del Conte di Salis, che quelle monete di Gallieno le quali hanno nel rovescio due figure stanti, dimostrano di uscire per l’appunto da quella zecca in cui coniarono Macriano e Quieto, la mia moneta di Macriano, di cui do l’immagine alla Fig. 2, potrebbe fornire la prova irrefutabile che le conclusioni del Conte di Salis corrispondono al vero, poiché anch’essa, a motivo dei 4 punti che si trovano sotto il busto dell’imperatore, accenna ad una fabbrica comune, cioè a quella stessa fabbrica siriaca dalla quale uscirono le monete di tutti gl’imperatori che abbiamo ricordati, fabbrica che cadde poi in potere di Macriano.


  1. Kolb dimostra che si deve leggere mesc qvintvs, e non mes covintvs.
  2. Nel Cohen (2a ed., vol. V, p. 231, n. 58) è registrata anche una moneta così contrassegnata, colla leggenda affatto romana: c val hostil mes qvintvs caesar, che forma senza dubbio un’eccezione singolare.
  3. Cohen, IV, p. 348, nota 8