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522 | cencio poggi |
di un recitativo, e che nei più forti accenti trascina i cuori più insensibili a condividero l’emozione ch’esprime nelle arie più sentite. Ed il merito suo come attrice ci vanteranno le nostre medaglie: merito tanto più riconosciuto allora che non erano ancora del tutto spente le tradizioni delle sguaiate virtuose del secolo scorso. Superava Giuditta tutte le sue rivali, e riusci perfino ad oscurare la fama della Antonietta Pallerini, la quale nelle creazioni coreografiche del Vigano si era meritata anch’essa una medaglia1 colla scritta — più che la voce altrui puote il suo gesto. —
La perizia drammatica della Pasta meritò pur anco l’elogio di Talma, l’attore che aveva avuto una platea di sovrani. Si narra che assistendo egli (1824) ad una rappresentazione del Tancredi, attrattovi dalla fama della diva, seguisse immobile, commosso, l’azione dell’artista, ed in fine, cedendo all’ammirazione, gridasse: “C'est une bien belle chose!” Ed alla Pasta stessa confessava il tragico francese che “dessa aveva raggiunto quell’ideale ch’egli aveva sognato; che era venuta al possesso di quei segreti ch’egli aveva ardentemente cercati nella sua lunga carriera teatrale per commovere il cuore umano.” 2. Era il Tancredi il suo cavallo di battaglia, e sarà difficile, scrive una donna di non fa-