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502 giovanni mulazzani

XIV.

BRESCIA.

A cagione di una sola monetina di Bernabò Visconti, che vedremo a suo posto, mi trovo in necessità di toccare di questa zecca in via dubitativa.

Contiene un tal pezzo nel campo, parmi rovescio, chiuso entro scudo di forma gotica, le lettere D • B •, che Muratori, nel pubblicar che lo fece, non ardi dì proferire significar potessero: Signore di Brescia: Certe ergo non ausim heic interpretari: Dominus Brixiae.

Con pace di quel grand’uomo, io veramente non troverei sì grande ostacolo a supporre che questa moneta abbia potuto essere stata coniata in Brescia e che ne porti l’intitolazione1. Fu Bernabò in vita sua Signore di quella città, toccatagli fino dalla prima divisione del 1354 con Matteo e Galeazzo suoi fratelli; e Brescia aveva la sua propria zecca da Federico I, continuata nell’evo repubblicano, e che diede segno anche dopo di Bernabò quando venne dominata, nei primi anni del 1400, da Pandolfo Malatesta; per diversi nummi che possediamo, e

  1. La moneta, a cui accenna qui il nostro Autore, è precisamente il Sesino di Bernabò da noi pubblicato nel nostro libro Le Monete di Milano (pag. 43, num. 17). Dall’epoca, in cui scriveva il Conte Mulazzani, a nessun autore è mai passata per la mente una simile ipotesi. Le iniziali D. B, che si scorgono sulla maggior parte delle monete di Barnabò, compreso il pegione o tessera in argento (Gnecchi, N. 11; tav. VII, n. 11, la quale non porta che emblemi milanesi), furono sempre interpretato por DOMINVS BERNABOS. Barnabò fu infatti padrone di Brescia; ma ci pare che, volendo dare sulle monete una testimonianza di quella sua signoria, egli l’avrebbe fatto in modo più chiaro e distinto, come fece, per esempio, sulla sua moneta di Parma.

    (F. ed E. G.)