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anche al IX, col secondo Berengario re d’Italia (950); altri restringendola all’epoca della pace di Costanza (1183); su di che è a vedersi Muratori, Carli, la dissertazione di Leopoldo Camillo Volta in Zanetti1, e lo stesso Zanetti nelle note che vi appose.

Ma più o meno antica che sia, illustre sicuramente fra le italiche, avvegnacchè ricca di monumenti variati e bellissimi, ella è per le prove che diede fuori nella lunga dominazione dei principi Gonzaga dal 1328 al 1708; emulato avendo, sotto il marchese Francesco Maria (1486), li contemporanei nostri testoni famosi. Onorevoli grossi emessi aveva di puro argento nel corso del 1200, ad imitazione delle città, fra le quali è situata.

Spossessato che fu il ramo Gonzaga, regnante in Mantova, da Carlo VI imperatore nel predetto anno 1708, per avere nella guerra della successione seguitato le parti francesi; e per il trattato di Radstadt del 1714, Mantova passata decisamente a far parte degli Stati di casa d’Austria, inoperosa restò quella zecca, fino a che dallo stesso imperatore fu riaperta nel 1732, con pessimo consiglio, per farne sortire ignobili monete, continuate poscia per il restante secolo dai suoi discendenti, meno il grande Giuseppe II, ed anzi peggiorate, come sarà dimostrato colle analisi a suo tempo, quando le riprodurremo.

Per le vicende politiche del 1796 la zecca di Mantova si trovò definitivamente chiusa; le monete ossidionali che ne abbiamo, sì del predetto anno 1796, come le recenti del 1848, non appartenendo propriamente alla vera storia di una zecca.


  1. Vol. III, pag. 229.