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la zecca di tresana 37

Nel 1510 Guglielmo Malaspina, era succeduto al padre Gian Giorgio nel marchesato: risiedeva per lo più in Mantova e sposò anzi una Benedetta Pii di quella città: nel 1515 segui le parti dei Francesi, ma con poco vantaggio e morì nel 15281. Dei quattro figliuoli che ebbe, Ercole, Carlo, Rodolfo e Guglielmo postumo, non so per quale ragione ottenne il feudo di Tresana quest’ultimo: di lui ben poche notizie abbiamo ed è probabile che abbia quasi sempre vissuto alla corte di Mantova e che vi fosse venuto in grande credito perchè fu nel gennaio del 1568 mandato ambasciatore alla corte cesarea dal duca Guglielmo Gonzaga e rimase colà sino a tutto l’anno 1571, ottenendo prima di partire dall’imperatore Massimiliano II il privilegio di battere moneta in Tresana2. Morì nel 1580 lasciando erede del marchesato il figlio Francesco Guglielmo, di cui ora avrò a dire più lungamente.

Ancor giovanetto Francesco Guglielmo era stato condotto alla corte imperiale di Germania dal padre, quando questi vi era andato ambasciatore pel duca di Mantova; e là restò prima come paggio, poi come

  1. A questo primo Guglielmo lo Zanetti attribuisce le monete battute da suo figlio, che, come vedremo, si chiamò pure Guglielmo: egli ha fatto dì due individui un personaggio solo, che secondo le sue notizie sarebbe morto nel 1578. È inutile il dire come ciò sia completamente inesatto.
  2. Il privilegio è datato da Vienna, addì 28 ottobre 1571 ed è intestato al marchese Guglielmo Malaspina. Secondo il Litta e il Branchi, questo Guglielmo postumo invece di chiamarsi col nome del padre, si chiamò Francesco Guglielmo come il figlio: ma anche su questo credo debba farsi una rettifica perché le molte lettere che si conservano di lui nell’Archivio Gonzaga di Mantova son tutte firmate Guglielmo; di più il Porcacchi che era suo contemporaneo e che si occupò ex professo della storia dei Malaspina, a pag. 189 della sua opera citata, dice: « Ora de Azzo son discesi i marchesi di Tresana et di Lusolo, de’ quali sono Guglielmo et Hercole ch’abitano in Mantova.»