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488 | giovanni mulazzani |
marchio veronese, non sono passati alla posterità1. Cogli Ottoni, e senza tema col primo, per un documento del 969, in cui si parla di danari buoni spendibili nella città di Verona, si comincia a noverarne i conî positivi, che poi si reggono continuamente cogli Enrici; e fu allora che celebri diventarono le monete veronesi per il gran corso che ottennero nelle città italiane. Durante la libertà che ci fruttò la pace di Costanza, se ne sostenne la buona fama, avendo gareggiato a fronte degli altri municipî, con squisiti grossi ad ampliare e perfezionare il sistema monetario. Operosa pure tennero la Zecca gli Scaligeri dei secoli XIII e XIV, ed il nostro Conte di Virtù, fra il 1387, in cui conquistò Verona, ed il 1402 in cui morì. Per un secolo intiero, dal 1405 al 1505, chiusa rimase nel primo dominio dei Veneziani, che con una politica infausta all’Italia squarciarono, nella prima metà del 1400, il vasto e potente Ducato di Milano; allorchè venne riaperta, con stupende incisioni, ornate di ritratto, dall’imperatore Massimiliano I, che s’impossessò della città nel 1506 per li patti della famosa Lega di Cambrai. Nuovamente infine si trovò chiusa e per sempre nel 1516, quando la Repubblica veneta ricuperò le provincie di terra ferma.
Non altro esigendo il mio istituto, che di toccare del Conte di Virtù, accennerò le monete che se ne hanno2. D’oro siamo mancanti, ma diverse se ne
- ↑ Si conoscono oggi monete di Verona col nome di Berengario II. — Vedi Gariel: Les monnaies royales de France sous la race carolingienne. Strasbourg, 1883-85; in-4° con tav.
(F. ed E. G.)
- ↑ Per queste monete di Gian Galeazzo, vedi il bell’articolo del Longpèrier: Monnaies de Jean Galeaz comte de Vertu en Champagne, inserito nella Revue numismatique française dell’anno 1859.
(F. ed E. G.)