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480 | giovanni mulazzani |
d’Insubria, innalzato in Milano dalla virtù dei Visconti, si rese padrone di Pavia e di altre città e terre circonvicine colle arti politiche piucchè militari, nelle quali tutte valentissimo era, la Zecca fu nobilitata col lavoro dell’oro, mostrandolo, cred’io, un rarissimo fiorino, unico anzi nella città nostra, da me posseduto: COMES FRANCISCVS COMES PAPIE AC CREMONE DNVS1; nonchè altri fiorini ducali dal 1450 in poi, coll’iscrizione DVX MEDIOLANI PAPIE, ETC. Argento puro e biglione, sappiamo, per l’industria di Bellini, che vi fu stampato, sebbene in assai poca quantità, vivente quel principe, nella doppia qualificazione di cui si trovò decorato.
Col duca Francesco I Sforza, mancato di vita nel 1466, si chiude la storia di quell’officina tanto famosa un tempo, non riscontrandosi più nei nostri musei monete aventi sopra indubbî segni municipali della città bagnata dal Ticino. Nè conta, come ho sentito dire da alcuni, che la Signoria di Pavia sia nominata in più monete di Galeazzo Maria Sforza e de’ suoi successori; poichè la testina mitrata e nimbata di S. Ambrogio, incisa nel loro vertice, simbolo antico della nostra Zecca, fa testimonianza che uscirono dalla zecca di Milano.
In merito d’arte l’officina pavese tiene il vanto di aver preceduto nel risorgimento ogni altra città d’Italia, per quella meravigliosa figura del celeste Patrono, impressa nel 1364, o là intorno, in un grosso del secondo Galeazzo Visconti. Con questo breve cenno parmi di poter sorpassare i tempi anteriori, che si