di cento scudi annui e la carica di Custode del Museo. Allora rinunciò la cura della sua Chiesa di Cassana nelle mani dell’Arcivescovo Cardinale Crescenzi, destinando la piccola pensione, che gli sarebbe spettata, a sollievo dei poveri di quella parrocchia. Acconciatosi in casa del nipote Giorgio Scardova, assunse la direzione del Museo. A questo poi dedicando tutta la sua attività, ne accrebbe quasi giornalmente, anche del proprio, la suppellettile scientifica ed artistica, continuando con sempre maggiore alacrità l’incetta di monete da ogni angolo della penisola. Per tutto questo a giusta ragione il Bellini è reputato il fondatore del Museo civico di Ferrara. Nè questo illustre monetografo si limitò solo a raccogliere monumenti, ma, ciò che più contribuì alla sua celebrità, si diede ad illustrarli con impareggiabile dottrina infondendo vita alle preziose raccolte a lui affidate. Nel corso dei venticinque anni che resse il civico Museo, donò all’Italia le famose Dissertazioni la prima delle quali fu quella inviata all’Argelati, ristampata poi molto ampliata coi tipi del Pomatelli in Ferrara nel 1755. A questa tennero dietro, stampate pure in Ferrara coi tipi di Giuseppe Rinaldi, le altre tre, cioè l’Altera Dissertatio nel 1767; la Postrema nel 1774, e la Novissima nel 1779. In queste il dottissimo autore descrive ed illustra 915 monete italiane rarissime od uniche, prima di lui sconosciute. Nel frattempo, pure coi tipi del Rinaldi pubblicò, 1761, il Trattato delle monete di Ferrara, tessendo in questo, in pari tempo, con quella delle monete, la storia di quell'insigne Città e della splendida dinastia Estense, che per tanti secoli ne resse le sorti. Per tutte le quali opere il Bellini sali in grandissima fama, e gli valsero la riputazione d’uno de’ più dotti archeologi del suo tempo, e restauratore della numismatica italiana medioevale. —