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vite di illustri numismatici italiani 413

e della sua vasta erudizione, il Bellini fu richiamato in città. La bella collezione di monete italiane ed in ispecie la copiosa serie delle ferraresi da lui raccolte, attirarono l’attenzione degli amatori delle antichità medioevali, ed invogliatosi l'imperatore d’Austria, Francesco I, di possederle per adornarne il Cesareo Museo di Vienna, diede l’incarico al conte Cristiani, allora Cancelliere imperiale in Milano, d’aprire le trattative per il loro acquisto. A tale effetto il Cristiani spedì a Ferrara l’abate Salandri, che ne ottenne la cessione ad un ongaro al pezzo. Ma fortunatamente il Bellini possedeva una collezione doppia di quelle monete, per cui nè la sua città adottiva nè l’Italia patirono nessun danno dalla cessione di quella celebre raccolta. Il Bellini aderendo al desiderio manifestatogli dai maggiorenti della Città, cedette di buon grado la seconda serie, ricca quanto la prima, al civico Museo, 23 gennajo 1758, ottenendo per questo generoso suo atto, a mezzo del Giudice de’ Savj, Marchese Francesco Calcagnini, l’emolumento

    delle monete degli antichi Marchesi di Ferrara Marchesana fu detta, e di cui servironsi i Maggiori nostri sì per effettuare i loro contratti, come per pagare i loro canoni, censi e livelli: opera non tentata prima da altri, e frutto d’anni poco meno che trenta da lui indefessamente impiegati su i codici, e sulle pergamene d’ogni maniera a fine di trarne, e fissare quel giusto valore, che pel corso di quasi tre secoli andò variando col variare de’ tempi, col crescere e decrescere i prezzi delle derrate, coll'aumentarsi di credito gli ori ed argenti coniati a proporzione de’ rami introdotti nel commercio misti e confusi a bassi metalli. L’applauso con cui il pubblico accolse produzione sì dotta fu grande; e tanto in non molto tempo crebbe di credito l’esame critico e retto dell’Autore, che dagli armadj degli studiosi l’adito si aprì essa ai tribunali del foro, fu ammessa fra i giuridici codici, divenne la sicura norma per determinare questioni intrigatissime, a giovamento specialmente del Ferrarese Ducato.»