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376 | giuseppe ruggero |
buivano alla instabilità del governo, alle straniere ingerenze ed alle continue discordie e danni, facevano sì che venissero posposti gli interessi della repubblica a quelli della classe, della parte e del casato. In conseguenza di ciò la parola libertà significava disfatta per il partito avverso, ed ognuno agognava a quella libertà che consisteva nell’imporsi ai vinti. Colpa de’ tempi più che degli uomini che malgrado tutto vediamo di tratto in tratto rifulgere fra questi, nobili caratteri ed esempi di generosità, disinteresse, ed amor patrio; e bisogna pur concedere che ogni partito fosse in buona fede, credendo sé stesso indispensabile al bene della patria, e non dubitando nemmeno della sanzione divina al trionfo della propria causa.
Il governo al quale si riferirebbe la moneta in discorso, avrebbe dunque funzionato dopo il Doge XXI per un periodo di tempo sufficiente allo intaglio dei conii, e quindi avrebbe cessato colla elezione a Doge del Raffaele Adorno. Quel Raffaele, figlio e nipote di Dogi, chiaro per virtù e sapere, il quale dopo avere accettato il supremo potere offertogli nel Gennaio del 1443, spontaneamente lo rinunziava quattro anni dopo, nella speranza che tale atto dovesse giovare a troncar le discordie cittadine. Speranza vana, perchè nel giorno stesso veniva eletto altri dello stesso casato, e Genova non ebbe quella pace che il Raffaele credeva averle donato. “Neque imminuitur egregii in Patriam promeriti gratia, quod sanctum consilium effectu caruerit, animis civium alio tendentibus, sed augetur laus, quod in depravatis cœterorum studiis ipse in diligenda patria unici exempli ea etate fuerit”1. Elogio ohe vogliamo ritenere come ben
- ↑ Uberti Folietæ. Clarorum Ligurum elogia, Genuæ, 1588, pag. 218.