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342 | giovanni mulazzani |
quote, anche le più tenui, corrispondevano in origine fra di loro esattamente. Ma lecito mi sarà di alzar la voce contro il potentissimo imperatore Carlo V, ed i ricchissimi suoi successori re di Spagna; che tutti, o quasi tutti, imbrattarono la loro monetazione di numeroso biglione, di cui svelata sarà la frode, che per entro vi si nasconde, ai competenti loro posti, colle analisi abbondanti da me istituite. Al lungo disordine diede fine l’imperatrice Maria Teresa ajutata dai lumi di quei preclari economisti, fioriti al suo tempo fra di noi, e che chiamò nei suoi consigli: Pompeo Neri, Rinaldo Carli, Pietro Verri, Cesare Beccaria. Essa diede fuori nel 1778 una monetazione tale che, sotto il rapporto speciale che ora trattiamo, resiste a ogni censura. Non fa bisogno di rivangare il torto del ministro delle finanze italiane, Prina, colle parpajole da 10 centesimi, memorate già, per lasciare in pace quell’ombra troppo a ragione sdegnata contro di noi. Noteremo in fine il biglione austriaco del 1822, perchè composto ad equa lance e coniato in giuste proporzioni.
Rame: Solamente dopo il 1602 s’incontrano nei musei di Milano e così di tutta Italia, monete di ignobile metallo. Inventori ne furono gli Spagnuoli, sicchè, sia per questa ragione, e sia per ciò che dovrò ripigliarne alla rubrica dei monarchi di quella nazione, io quì trascorrerò di volo, limitandomi ad accennare che questa brutta invenzione, per l’abuso che se ne fece quando ebbe principio, ora volgono due secoli, colle trilline, e venne estesa ai miei giorni ai soldi, ed ai mezzi, ha fruttato e frutta tuttavia il 50 per cento di guadagno alla maggior parte dei governi d’Europa.
Questione di non piccolo momento, non per anche svolta da nessun monetografo economista, sarebbe