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338 | giovanni mulazzani |
monetazione remota, presso di noi coniata, risalirò al primo punto, e brevemente farò sapere, che di certo non abbiamo che l’ultimo re dei Longobardi, già avvertito da principio, benchè molti siano i tipi antecedenti, ma de’ quali s’ignora la terra natale, e che potrebbero esser nostri in parte; che di tutti i Carolingi possiamo mostrare la serie e sostenerla; finalmente che gl’imperatori e re d’Italia del secolo IX, X e XI, concorrono, due o tre appena eccettuati, ad ornare i nostri cospicui Cimeli.
Di tanti conî pertanto, di cui l’officina nostra va superba, sia ora prezzo dell’opera di rilevarne le generali proprietà che li distinguono, estendendo le indagini oltre i limiti della raccolta.
Alla qualità dei metalli che hanno servito per la loro composizione, sembrandomi di volgere tosto l’attenzione come ad oggetto che si presenta da prima all’occhio, esordirò dal più nobile, nominando l'oro longobardico, di cui, benchè rarissimo, se si tolga il re Cuniperto, avvi dovizia all’Ambrosiana1. A somiglianza dell’oro romano, è puro, onde conformarsi al soldo d’oro imperatorio di quella età, e alle sue divisioni in semisse ed in triente; la monetazione longobardica non potendo essere stata diversa dalla romana, siccome ha provato recentemente il Cav. Giulio di San Quintino2. Per 500 anni, fino alla prima metà inoltrata del 1200, l’oro scom-
- ↑ La Collezione numismatica, che esisteva presso la Biblioteca Ambrosiana e che por la massima parte era costituita dalla Raccolta del Conte Luigi Castiglioni, fu nel 1885 incorporata colla collezione del Museo Artistico municipale, la quale è oggi la più ricca e la più bella Collezione di Monete milanesi che esista.
(F. ed E. G.)
- ↑ Sulla moneta dei Longobardi in Italia; lezione detta il 27 aprile 1834 nella B. Accademia Pontaniana di Napoli.