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il medaglione romano 277

ma con gradazioni di peso evidentemente volute, si deve concluderne che con ciò si è inteso di fare diverse edizioni, per così dire, della stessa moneta di dono, destinate a categorie diverse di persone.

Per quanto grandi e svariate siano però le differenze dei pesi, vi sono tuttavia alcuni limiti dentro i quali oscillano, talché quei pochi che ne escono si possono considerare come eccezioni. Questo limite è, per l’oro e per l’argento, il pezzo da otto unità, pel medaglione imperiale di bronzo, il multiplo da 70 grammi, per la moneta pesante senatoriale, quello da 38 grammi.

I rari pezzi ancora più pesanti, in tutti i metalli, non mostrano di essere stati coniati in occasioni straordinarie; essi ripetono piuttosto la loro origine dall’intenzione di farne dono eccezionalmente a qualche persona, com’è noto positivamente riguardo al medaglione d’oro del peso di una libbra, mandato in dono al re Chilperico.

Tanto l’osservanza di alcuni limiti in generale, quanto l’eccezionale trasgressione di tali limiti in casi particolari, indicano una classificazione dei destinatari secondo il loro grado.

È da supporsi poi che vi fosse un’altra norma relativa alla distribuzione stessa. Eckhel ha osservato con ragione che mal si sarebbe conciliato colla dignità dell’imperatore il distribuire in dono monete di bronzo.

Infatti i passi, pochi del resto, in cui si fa menzione di piccoli doni in danaro distribuiti dall’imperatore stesso, parlano soltanto di monete d’oro, e l’unico passo in cui si parla di monete d’argento non si riferisce all’imperatore, ma a coloro che davano i giuochi. Tanto meno si deve parlare di monete pesanti di bronzo, quando si tratta di doni fatti direttamente dall’imperatore.

Quest’obbiezione non è fondata però se non in quanto si tratta della persona che distribuisce, non già per ciò che concerne la moneta di dono in se stessa. Se nel IV secolo viene stabilito che l’imperatore non debba gettare al popolo che monete d’oro, e gli altri Consoli monete d’argento, ciò si può estendere con pieno diritto anche al medaglione