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il medaglione romano 271

che fossero medaglioni, tuttavia il superlativo fa pensare alle monete “più grandi” coniate a’ suoi tempi, e queste erano i medaglioni.

Gregorio di Tours racconta come Chilperico re dei Franchi gli mostrasse delle monete d’oro che aveva ricevute in dono dall’imperatore Tiberio Costantino (578-682) (aureos etiam singularum librarum pondere, quos imperator miserai, ostendit, ecc.); esse pesavano una libbra d’oro ciascuna e recavano nel diritto l’effigie dell’imperatore e nel rovescio il carro trionfale colla leggenda: gloria romanorvm. In entrambi i passi si parla di medaglioni e se ne parla addirittura come se fossero monete. L’editto degl’imperatori Teodosio e Valentiniano, dell’anno 384, si esprime ancora più schiettamente vietando a coloro che davano i giuochi di distribuire agli spettatori monete d’argento che pesassero più di un sessantesimo di libbra. Le monete grosse d’argento, che si usavano prima da coloro che davano i giuochi, noi le chiameremmo medaglioni.

La mancanza di un termine speciale pei medaglioni è di considerevole appoggio al nostro asserto. Se l’essenza del medaglione era compresa nel concetto di moneta, certamente non occorreva un’espressione speciale. Se invece esso fosse stato soltanto una medaglia, si doveva sentire la sua diversità dalla moneta; in tal caso sarebbe stato necessario di distinguerlo con una denominazione propria, e questa non mancherebbe negli scrittori. Invece, che essa manchi, lo sa chiunque debba rendere in buon latino la nostra parola medaglione.


X.

Destinazione ed uso dei medaglioni.


Abbiamo già espresso il nostro avviso che il medaglione fosse una moneta usata dagl’imperatori romani pei doni, o, per esprimerci più esattamente, che fosse la forma più adatta all’alto grado dell’Augusto, di quel danaro di cui