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262 | federico kenner |
e che deve esser ricevuta per tale. I medaglioni non hanno quelle iniziali, e parrebbe logico quindi di non considerarli come monete, ma bensì come medaglie.
Non vi sarebbe nulla da obbiettare, se questo fosse il caso soltanto pei medaglioni di bronzo. Ma non è cosi: vi è, oltre ad essi, tutta una serie di monete di bronzo e di rame, sesterzii, dupondii, ecc., che non recano quelle iniziali; oltre a ciò, questa serie è continua, abbraccia quasi tutti i regni dal I al III secolo, e termina poco prima della cessazione della moneta senatoriale. Quantunque queste monete siano conformi in tutto e per tutto alle monete correnti, e quantunque si trovino gli stessi conii anche senza le iniziali S • C, esse rassomigliano talmente ai medaglioni che lo stesso Cohen si trova di frequente in imbarazzo, non sapendo se classificarli come medii bronzi o come medaglioncini. Anzi, nella prima edizione della sua opera, egli separa tutta una serie dai medaglioni d’Adriano, sotto la denominazione di G. B. senza S • C, e colloca viceversa molti sesterzii e medii bronzi senza S • C non già fra le monete ma fra i medaglioni. Ho accennato a questa disparità di trattamento, perchè è caratteristica per la somiglianza delle monete di bronzo senza S • C, tanto colle monete correnti quanto coi medaglioni, dal momento che un numismatico fornito di tanta esperienza come lo era Cohen, non ha saputo stabilire una divisione fra una sorta e l’altra.
Sinora, fra tutte le monete di tal genere senza S • C, non si tenne calcolo che di quelle di Nerone, le quali si ritenevano le più numerose; esse diedero anzi occasione a Mommsen di supporre che Nerone avesse tolto al Senato il privilegio di coniare il rame; ma i non pochi altri casi analoghi, specialmente sotto Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio e Severo Alessandro, i quali erano pur favorevoli al Senato, ci costringono ad escludere quell’ipotesi. In realtà, quasi tutti gl’imperatori fecero come Nerone, quantunque in proporzioni minori; e se ne può dedurre che, fin dal principio, se gl’imperatori avevano lasciato al Senato la coniazione del rame, non avevano con ciò rinunciato completamente al diritto di esercitarla.