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208 emilio tagliabue

runa contraria a quello, che in vigor delle Leghe con le ss. vv. il Re mio signore et la ser.ma casa dell’Austria sono tenuti osservare.... fra tanto operarò col Principe, che non passi più oltre nella sua pretenzione, e non permetterò che si faccia alcuna novità ne motivo d’armi ne d’altera maniera»1.

L’à-Marca dopo aver brevemente accennato ad alcune pratiche fatte da Casa Trivulzio nel 1623, aggiunge: a d’allora in poi la Mesolcina non fu più molestata per tale oggetto 2, ma questo è uno dei grossolani errori del suo Compendio.

Ercole Teodoro Trivulzio3, usando del diploma avuto dal padre in Ratisbona, l’anno 16544, piantò zecca in Retegno Imperiale (terra del Lodigiano), battendovi monete colla leggenda di decimo Conte

  1. Liebenau. Op. cit, pag. 101.
  2. G. A. à Marca. Op. cit., pag. 152.
  3. Figlio di G. Giacomo Teodoro Trivulzio, nacque il 1620. Cavaliere del Toson d’Oro, Grande di Spagna, Governatore generale delle milizie del Ducato di Milano, Ercole Teodoro fu d’animo inferiore al nome che portava. Accusato d’insidie contro Vercellino Visconti, morì prigioniero nel castello di Lodi l’anno 1664.
    Oltre gli autori citati dal Rosmini, dal Litta, dai Gnecchi, alla bibliografia trivulziana possiamo aggiungere un’opera d’anonimo autore stampata a Venezia nel 1720 presso Sebastiano Coleti e Giovan Malachin, tomi 3, col titolo Li Sovrani del Mondo, curiosa raccolta di stemmi e notizie sulle case allora regnanti.
    Questa specie d’Almanacco di Gotha, che si stampava a Venezia 170 fa, a pag. 160 e seguenti del III Volume, dà molte notizie (non tutte esatte) sulla famiglia Trivulzio, e parlando de’ suoi possessi ci mette il Principato di Mesocco.
    Il libro trovasi nell’Archivio Civico Storico di Milano, e ci venne mostrato dal cortese direttore prof. Gentile Pagani.
  4. Gnecchi. Le monete dei Trivulzio. Op. cit., pref. pag. XXVII.
    Nel 1654, Ferdinando III, in compenso della zecca Mesolcinese che G. Giacomo Teodoro più non poteva esercitare, eresse a suo favore Retegno in Baronia Imperiale e con diploma da Ratisbona vi univa il diritto d’impiantarvi una zecca.