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monetazione carolingia italiana | 195 |
vanni VIII, non ne trasse che lusinghiere promesse; per cui, tornato nell’878 in Baviera, morì, chi asserisce il 22 marzo, e chi il 3 aprile 880, in Ottinghen, nel monastero ch’egli aveavi fondato, lasciandovi due figli naturali, Gisela e Arnoldo o Arnolfo, che fu alla sua volta imperatore nell’8961.
Per quanto ristretto sia stato il tempo in cui Carlomanno rimase in Italia, bisogna convenire ch’egli, secondo l’uso de’ principi d’ogni età, non avrà mancato di contraddistinguere, e al più presto, l’effimera signoria colla maggiore e più diffusa testimonianza che possa essere tramandata ai posteri: intendiamo alludere al massimo dei diritti maestatici, quello di battere moneta col proprio nome. Che egli poi siasi valso di tale diritto a Milano, anzichè nella prossima Pavia, vogliamo arguirlo per l’autorità finora incontestata del Barthélemy che, giusta quanto abbiamo esposto, giova credere possa bastare fino almeno a prova contraria.
Notiamo poi la grande analogia fra il denaro di Carlomanno, senza indicazione di luogo, e quelli della medesima specie di altri principi Carolingi, comunemente attribuiti alla zecca di Milano; nè dobbiamo sorvolare come esso pure il denaro di Carlomanno, non sia mai stato, dalla pluralità degli intelligenti e degli amatori, sostanzialmente ammesso quale prodotto d’altra fabbrica.
Il che può dedursi dai cataloghi delle collezioni poste in vendita, non che dal prezzo abbastanza elevato a cui il denaro in quistione è sempre salito nelle pubbliche aste, sia perchè moneta, stimata non altrimenti che patria, o per dir meglio milanese; sia
- ↑ Moreri. Op. cit. Dictionnaire des Dates.