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10 | giovanni mulazzani |
posta di una terza parte d’argento può essere stato vero, allorché in circostanze terribili si diede mano a coniarla, ma falso era quanto in termini generali se ne scrisse a mezzo il secolo XIV. Da 100 anni i soldi terzaroli repubblicani, d’ottimo argento, erano comparsi a smentire la composizione abietta che si voleva sostenere; e difatto essendo la moneta terzola la metà in valore dell’imperiale, manifesto era dal tempo del Fiamma, e molto più dei suoi copiatori, che il suo argento era più o meno a misura delle diverse monete, e dall’andar del tempo che variò queste monete nell’intrinseco loro. Ma infine il terzolo, ognuno vede, altro non era diventato nel 300 che moneta puramente ideale e di conto.
Ora a proseguire nella storia delle diverse nostre monete, rimane a dirsi che la Repubblica del 200 conteggiò a lire, soldi e danari terzoli. Ripristinata avendo essa una, ad ogni modo, gloriosa denominazione avita, non era egli conveniente di servirsene nei pubblici suoi atti? D’altra parte nella scarsità dei metalli d’allora, e atteso la gran massa della lira imperiale, e la forza della primaria sua frazione, il soldo, comodo, per non dire indispensabile, riesciva il calcolo fatto a metà. Non potrei meglio farlo comprendere che qui riportando l’intrinseco del soldo terzarolo da riscontrarsi di grani 36,160 d’argento1, dell’imperiale quindi di 72,320, e della lira di 1446,400; facendo osservare che la prima cifra rappresenta 10 soldi e più della lira di Maria Teresa del 1778 grave di soli 67,712, e così del resto in proporzione. Sotto li Visconti e gli Sforza, allorché l’Italia e l’Insubria, specialmente per il contatto con Venezia, si era arricchita col commercio e dominante erasi
- ↑ Vedi Rubrica I repubblicana f.