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studii economici sulle monete di milano 9


moneta si batteva in allora sotto il nome d’imperiale, ed era quella del Visconti Galeazzo, conte di Virtù, padrone di Milano ed arbitro supremo della zecca. E fa meraviglia che il conte Carli, scrittore di tanto giudizio, si sia degnato di fissar l’occhio sopra di una carta di nessun valore, fatta dal collegio degli operai di zecca, che per vanità e stoltezza teneva quel linguaggio assurdo e così poco decoroso, rammentando infelicissimi tempi andati1, che il principe che regnava in quegli anni si apparecchiava a far sì che non si rinnovassero più2.

Vengo alla terzola: metà dell’imperiale era siffatta moneta; chiaramente questo suo valore si rinviene espresso in carte nostre innumerevoli de’ bassi tempi. L’origine sua rimonta ad alcune decadi d’anni indietro dell’imperiale, al primo assedio di Milano del 1158; e questo passo della storia monetaria nostra rischiararono similmente li dotti Cenobiti precitati. Monete però di quell’epoca non se ne conoscono, nella guisa istessa che mancano le prime imperiali della torre di Noceto. Gli effettivi, indubitati terzoli che mostrar possiamo, consistenti in buoni soldi d’argento a 9/10 e più di fino metallo, e in danari dodicesima parte del soldo di giusta lega, coniati furono dalla Repubblica nostra alla metà del 1200 e nei primi anni del 1300, fino alla calata di Enrico VII di Lussemburgo; dopo di che ne fu dismessa la fabbricazione per li soldi e danari imperiali stampati da quell’augusto e dal suo successore Lodovico il Bavaro, e quindi finita in quel tempo la Repubblica, dai principi viscontei. L’etimologia di una tal voce è ignota; che terzola fosse nominata dall’essere com-

  1. Carli, Tomo I, pag. 351.
  2. Vedi la Rubrica del conte di Virtù nella parte economica.