Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
8 | giovanni mulazzani |
egualmente distinta con questa appellazione. Di Brescia, pendente la metà del 200, lo sappiamo dal Doneda1; che vigesse in Parma, nel torno medesimo, lo dimostreremo ben presto2 coll’aiuto di altro celebrato scrittore a proposito del prezzo del fiorino d’oro; che in Pavia pure si conteggiasse a tal modo vi sono buoni argomenti per crederlo, anche nella scarsità che abbiamo di notizie di quella zecca; e che dal 1254 si volesse sapientemente, in sette città libere d’Italia, introdurre uniforme moneta imperiale certo è per documento pubblicato dal Presidente Neri3. Brevissima però e ristretta a porzione del secolo XIII, fu la durata della moneta imperiale altrove che in Milano, dove continuò mai sempre.
La moneta chiamata Augusta, battuta, fu detto, dagli Arcivescovi di Milano, è altra favola su cui non occorrono discussioni. I vescovi nostri, siccome tanti prelati d’Italia e d’Europa, tennero, è vero, intorno al mille il dominio delle città dove risiedevano: e fra noi sono famosi li nomi di Ansperto e di Ariberto per il vigoroso governo e per le gesta loro militari e politiche, ma finora impronti loro proprî non si sono veduti; e dopo i Carlovingi si hanno regolarmente i nomi nelle monete nostre dei Berengarj e degli Imperatori e Re d’Italia, d’Arnolfo, degli Ottoni, degli Arrighi e di Corrado il Salico, che ci hanno dominato.
Frottole e baje finalmente sono quelle tre specie di monete della Comunità di Milano, del sacro Impero e del regno dei Francesi, nominate in uno strumento del 1385, pubblicato dall’Argelati4. Una sola