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90 federico kenner

Invece bisogna riconoscere che i medaglioni romani hanno un aspetto pesante, appunto per lo spessore sproporzionato. È giuocoforza quindi concludere che dovessero avere un diametro prescritto. E il motivo di questa prescrizione non può essere stato altro se non quello che i medaglioni fossero monete, nel qual caso non sarebbero riusciti maneggevoli se fossero stati troppo grandi. Per questo se ne limitò il diametro, e invece si ricorse all’aumento dello spessore per accrescere il peso.

IV.

Il medaglione d’oro.


Una circostanza importantissima per riconoscere la relazione che intercedeva fra il medaglione antico e la moneta corrente contemporanea, è quella del peso. Sgraziatamente questa circostanza venne finora trascurata.

Per quanto ci consta, il peso dei medaglioni d’oro (senza comprendervi la montatura) è costantemente un multiplo delle monete semplici d’oro che avevano corso all’epoca corrispondente, cioè dell’aureus o del solidus.

Del I secolo non si conoscono che due pezzi. L’uno è il celebre medaglione d’oro di Augusto, rinvenuto ad Ercolano; esso ha il diametro di mm. 34 e 32, e pesa gr. 33,41, ciò che corrisponde precisamente ad un quaternio, o quadruplo dell’aureo di 8,37 gr. L’altro pezzo, che si trovava una volta a Parigi, e di cui non si conosce il peso, corrispondeva probabilmente anch’esso a quattro aurei, a giudicarne dal suo diametro, ch’era di mm. 31,5.

Del II secolo si hanno i due medaglioni d’oro di Commodo, l’uno e l’altro di peso ignoto; probabilmente sono entrambi della stessa grandezza, ma uno di essi almeno, del quale si conosce il diametro (26 mm.), dovrebb’essere un triplice aureo (ternio).

Soltanto col III secolo incominciano ad essere più frequenti i medaglioni d’oro d’una certa grandezza. Cara-