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58 giovanni mulazzani

un quadro dei cangiamenti accaduti all’estinzione della schiatta dei Carlovingi, che immacolata o quasi, conservarono la monetazione del capo augusto della loro dinastia1, dando principio dal primo Berengario e continuando con sempre maggiore decadimento per tutti gli imperatori e re d’Italia, dal secolo X alla fine del secolo XII da cui abbiamo stabilito di prender le mosse2.


  1. Nel mio museo stanno, a persuadere quanto asserisco, raccolti denari Carolingi italiani di Lodovico, di Lotario, di Carlo il Calvo, Carlo il Grosso imperatori, e di Carlomanno re, che assaggiati risaltarono di buon argento oltre li 0,900, eccetto Lotario di Milano e di Pavia, che di soli 0,720, e 0,774 diedero segno, ed eccone lo specchio compreso il loro prototipo annunciato indietro.
    peso titolo
    Carlo Magno di Milano grani 85 0,948
    Idem di Pavia » id. id.
    Lodovico, idem » 84 0,930
    Idem col tempietto » 29 0,924
    Lotario di Milano » 35 0,720
    Idem di Pavia » id. 0,774
    Carlo il Calvo, o Grosso » 34  
    Carlomanno » 87 0,926
  2. Inveterata opinione fra noi incolpa il secondo Berengario, mentre non era ancora pervenuto al soglio ma governava dispoticamente il regno d’Italia a nome del re Lotario, di avere indebolito la moneta, mischiando rame nell’argento per pagare gli Ungheresi che avevano fatto nel 947 una scorreria in Italia (Giulini, T, II, pag, 220), Ma, prescindendo dall’osservazione fatta indietro dell’imperatore Lotario fiorito dall’828 all’855, io sono in caso di assicurare che da qualche tempo avanti col primo Berengario imperatore fra il 915 e 924 il disordine si era già introdotto e il suo denaro di questi anni che mi venne fatto, quantunque rarissimo, di assaggiare a coppello n’è la dimostrazione, avendolo trovato del titolo di 0,746, che è quanto a dire scadente della calcolabile quantità di 1/4 e 1/2 del denaro di Carlo Magno, che arriva a 0,948 come dissi e proverò. Li pezzi consimili dopo l’888 sino al 915 con due tipi diversi rigorosamente pure esperimentati al fuoco in più esemplari, si possono considerare siccome coniati sulla prammatica antica dei Carlovingi, di cui era nato il successore immediato; avendo trovato l’uno di poco distante dalla