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i medaglisti del rinascimento alla corte di mantova 35

ospitò per qualche tempo una delle più brillanti corti italiane.

Oltre a questi, sappiamo anche d’altri lavori d’arte che Ermes eseguì per il suo signore: costui, che era amante assai delle antichità, non avendo spesso i denari occorrenti per comperare le statue che gli venivan offerte, si accontentava di fame delle riproduzioni in gesso; Ermes era solito ad eseguire egli stesso queste copie e faceva venire appositamente il gesso da Mantova1. In tal guisa il vescovo si era formata una galleria di riproduzioni pregevolissime, senza contare gli originali che erano parecchi e di molto valore; e quando sapeva che le collezioni dei suoi amici si erano accresciute di qualche statua di pregio, mandava a chieder loro il permesso di trarne copia in gesso; così fece con Cesare Beccadelli per una testa antica2 e colla marchesa Isabella d’Este per due teste donatele da Giovanni Sforza, signore di Pesaro3. Inoltre acquistava anche gessi formati

  1. Arch. sudd. Cart sudd. — Fr. Gabloneto. Qui alligata è una lettera de Ermes a Io. Francesco Cornacchia, qual ge scrive gli manda certo giesso; volemo quamprimum el sia comprato, lo mandiati subito, se altra via non ce serà, per uno cavallo a posta. Hostiani, 2 iunii 1489.
  2. Arch. sudd. Cart sudd. — Cesari Beccadello. Intendo vui avere una testa di marmora a Bologna, de la qualle tuorrei voluntieri lo imprompto; pregovi quanto scio et posso, che essendo contento ch’io lo piglii, vogliati mandarmi una lettera directiva a vostro fratello, che mandando lì uno mio per tuor lo imprompto di essa testa, glielo lassi tuorre, similiter di quell’altra figura et a me fareti piacere singulare... Riparoli, 13 magi 1501.
  3. Arch. sudd. Cart. sudd. — D.no Nigro. Intendendo io lo Ill. S. Zoan da Pesaro bavere donato alla Ill. Madona Marchesana due teste di marmore e ritrovandomi per la longa infirmità mia saturnino et privo di spasso, pregovi, quanto scio et posso che conoscendo vui Sua Ex.tia non tenirle tanto care, che cum facilitade sia contenta ch’io me ne chavi l’imprompto: vogliati esser contento pregarla si vogli dignare accomodarmene sino tanto ch’io ne habbi cavato lo imprompto che per uno piacere