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466 | giuseppe ruggero |
ducato, sta nella interpunzione dopo il CON del rovescio, usata come si è veduto solamente in qualche moneta del Doge XXXI, e non più in seguito; per cui può ritenersi che il presente ducato sia stato emesso subito dopo queste monete del XXXI, ossia all’entrare in carica dell’Adorno, il quale così facendo imitava il Cardinale, mettendo il proprio nome sul ducato, precisamente come quegli aveva fatto prima.
Quanto ai minuti, le varietà relativamente numerose degli stessi e delle iniziali dei loro zecchieri le quali sono ripetute sulle monete Sforzesche, fanno credere che l’Adorno abbia coniato queste monetine in gran copia, e forse, trattandosi di moneta spicciola, abbia continuato a coniarle a proprio nome per la intera durata del suo governo.
Con questo, avremmo conferma alla prima supposizione per la moneta d’oro, ed alla seconda per i minuti.
Qualche cosa si potrebbe pur dire circa l’epoca di coniazione dei multipli del testone di G. Galeazzo i quali portano lo stemma del Governatore, e che formano il secondo dei tre gruppi, nei quali si divisero più sopra le monete coniate dall’Agostino.
Il Promis, già citato, a pag. 30 e seguenti divideva giustamente i testoni coi loro multipli e spezzati del Gian Galeazzo, in due serie caratterizzate dal peso differente, facendo precedere quella del testone più leggero che riteneva eguale alla lira Milanese, e facendo seguire l’altra del testone di maggior peso, nel quale riconosceva la vera lira Genovese. Oltre alla differenza di peso, la seconda serie è distinta da due stelle ai lati del castello, e da un numero variabile di stelle al rovescio, secondo il valore del pezzo. Il Promis quantunque vi fosso indotto dalla supposizione che lo Sforza avesse introdotto in Genova