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annotazioni numismatiche genovesi 465

In seguito a questa distinzione, sorge il desiderio di indagare in quale ordine cronologico si debbano classificare, e su questo possiamo fare a priori tre supposizioni.

In primo luogo il nostro Governatore può aver cominciato a coniare le prime, poi richiamato a maggior deferenza al Duca, essersi limitato alle seconde, e finalmente aver ricorso alla terza specie.

Oppure, aver coniato contemporaneamente le tre categorie di monete durante il suo governo, ciò che indicherebbe meglio aver egli ottenuto l’autorizzazione d’improntare il proprio nome su alcune monete.

Finalmente, può aver coniato prima le ultime, quindi essersi provato alle seconde, ed in ultimo fatto ardito del non trovar ostacoli, aver messo il proprio nome.

La prima ipotesi può sembrare improbabile, perchè la deferenza al padrone s’impone sempre maggiormente all’inizio della nuova Signoria. La seconda non presenta maggiore probabilità, perchè se è facile l’ammettere una autorizzazione tacita o esplicita di improntar il nome sulla moneta bassa, sembra per altro un po’ eccessiva trattandosi di quella aurea.

Rimane la terza che può sembrare migliore delle altre, ma nulla ci autorizza per ora a confermarla. Si potrebbe ancora considerare se l’autorizzazione oppur l’arbitrio siano stati più facili sotto il Gian Galeazzo o sotto lo zio: sta bene che il vero Signore sia stato sempre il Moro, ma durante la tutela può essersi dimostrato più arrendevole.

Scendiamo da queste supposizioni in astratto e proviamoci ad interrogare i caratteri delle monete qui descritte, ossia quelle del primo gruppo, in quanto possano illuminarci più o meno in proposito.

L’unico indizio che se ne può ricavare circa al