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460 | giuseppe ruggero |
foni clapucini coniati nel 1328, risulta corrispondente a m. 21 in una dichiarazione degli Uffiziali di Zecca nel luglio dello stesso anno1, nella quale però non si accenna al peso. La lira del 1328 avendo di fine 43,18, teoricamente ne deriva un peso per i griffoni di quell’epoca di circa gr. 2,10: orbene, il peso di un griffone eccezionalmente ben conservato non supera i gr. 1,01 al massimo, mentre se no hanno molti ben conservati di 0,84 e qualcuno di 0,70.
Altra e ben maggiore difficoltà ci troviamo di fronte, in seguito alla scoperta di questo minuto. Poco tempo dopo di questa rinnovazione nel tipo del denaro, che è probabilmente una restituzione in peso dell’antico, il Boccanegra fa ritorno al tipo vecchio col denarino del quale si è dato il disegno alla annotazione m, N. 3 della Tavola. Toccato al saggio, dimostra una bontà di 225: è di ottima conservazione e pesa gr. 0,52; ha dunque un fino di 0,117, che si avvicina di molto al valore ragguagliato alla lira dell’epoca.
Constato il fatto, ma non mi trovo in grado di dame una spiegazione soddisfacente. Che si coniassero contemporaneamente i due tipi non è ammissibile, perchè volendo conservare l’antico, cessava il bisogno di crearne un nuovo. Che il nuovo non avesse allora che un valore inferiore al danaro per aumentarlo poi sotto i Dogi, sebbene possa sembrar probabile per il basso titolo, ci ripugna il crederlo: infatti le monete basse, come il soldino, sesino, denaro e quartaro, conservavano sempre un valore costante, al contrario di ciò che avveniva per quelle d’oro e d’argento fino.
Preferisco di ammettere, fino a prova in contrario, che