Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
430 | giuseppe gavazzi |
correre più liscie: gli spiccioli di Giangaleazzo non avrebbero mai passate le Alpi.
Ora, se la corona, come a me par certo, copre per dir così il titolo di Conte di Vertus e ne tiene il luogo, sarà figura simbolica significante appunto quel titolo che nel fiorino non è lecito scrivere in tutte lettere.
Traducendo quindi il segno in scrittura comune leggeremo di seguito le iscrizioni dei due lati cosi:
Galeaz Vicecomes (Comes Virtutum) Dominus Mediolani etc, che è appunto l’intestazione e la sottoscrizione di molti diplomi e scritture di quel principe, meno Imperialis Vicarius Generalis, qui sostituito da Dominus.
Qui è tornato conveniente riprendere il casato antico Vicecomes sia per meglio indicare il personaggio che non colle armi soltanto, sia anche perchè, nel contorno, un Galeaz nudo e crudo avrebbe fatto meschina figura.
Giangaleazzo insomma, in questo che ormai giudico il suo fiorino: si chiama Galeaz per il suo vero nome come del resto in altre sue monete; corona l’elmo perchè appartiene o si considera appartenere alla real casa di Francia e nella qualità di Conte di Vertus: omette il Comes Virtutum per un doveroso riguardo al suo alto sire di Francia di cui deve rispettare i diritti sovrani.
Per tal modo sembra a me dimostrato come il fiorino colla corona accompagnata dalle parole Galeaz Vicecomes Dominius Mediolani spetti a Giangaleazzo Visconti: e se così è, faremo atto di giustizia restituendolo a lui come roba sua e non del padre.
La corona di Giangaleazzo passa in uso ai suoi successori, ed anzi dopo di lui se ne usa ed abusa