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420 | giuseppe gavazzi |
Il primo di questi conii, in oro, prezioso cimelio che la sola collezione Verri può vantare, fu dal valente numismatico sopracitato giudicato per quello che è, medaglia e non moneta1. Ma se egli avesse avuto agio come io l’ebbi, per gentilezza del distinto e cortesissimo patrizio che lo possiede, di considerarlo in mano e farne confronto con altri di quella cospicua raccolta, lo avrebbe detto di un secolo circa posteriore al suo titolare.
Questa medaglia ha il diritto comune con un lato di altra d’argento essa pure della collezione Verri, ad effigie alterna di Giangaleazzo e di Francesco Sforza.2 E l’identità è tale da convincere che lo stesso punzone servi per ambedue. La testa mitrata a capo della leggenda3, i caratteri di stile classico, il disegno, la fattura accennano ad un’epoca molto avanti negli Sforza. Nelle Monete di Milano poi, a Lodovico Sforza, al N. 6, è egregiamente descritta benché non figurata una terza medaglia d’argento appartenente al Gabinetto imperiale di
- ↑ Brambilla, Monete di Pavia, pag. 386.
- ↑ Gnecchi, Monete di Milano, a Francesco Sforza. Tav. XII, N. 1.
D. — (testa mitrata) . IO . GALEAZ .V. C. DVX . MEDIOLANI . 7 . C .
Rosetta al posto dei punti. Busto a destra entro circolo ornato di punti e di rosette alternati.
R. — (testa mitrata) . FRANC . S . VICE . . DVX . MEDIOLANI . 7 . C . — Busto coronato a destra, testa nuda entro circolo come sopra. - ↑ I lettori sanno che i caratteri capitali classici e la testa mitrata a capo delle leggende appaiono per la prima volta nelle monete milanesi sotto Galeazzo Maria Sforza. Francesco Sforza ed anche Galeazzo Maria nei primordi del suo regno non usano nelle monete che di caratteri trecentisti semigotici. Farebbe eccezione la medaglia succitata di Francesco Sforza e Giangaleazzo Visconti, se, come a me sembra per quello che vo dicendo, essa pure non è della fine del quattrocento.