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ricerca del fiorino d’oro di giangaleazzo visconti | 415 |
Il Conte Giulini nelle sue Memorie di Milano1, producendo fra le monete di Galeazzo Visconti i due fiorini d’oro comunemente attribuitigli, fa le meraviglie della presenza in un d’essi della corona usata da Giangaleazzo, dopo che fu duca di Milano, (come egli dice), colle parole Dominus Mediolani.
Persuaso quindi che tal corona fosse stata la ducale milanese fin dal tempo di Giangaleazzo, volendo pure spiegare ciò che a lui sembra un assurdo, suppone che Galeazzo stesso abbia potuto per avventura vantare qualche diritto ad usarne, ancorché semplicemente Signore. Ma non si avvide che in questo caso assai probabilmente Bernabò, pari e collega di Galeazzo, avrebbe avuto lo stesso privilegio: né di questo appare traccia né nelle monete, né nel monumento di Bernabò, così ricco di simboli e di motti. Di più una simile corona avrebbe potuto figurare, se non in tutte, almeno in qualche altra moneta di Galeazzo Visconti.
Il Giulini, poco persuaso di quella supposizione, ne fa una seconda più decisiva e, se vogliamo, nel suo caso, logica.
Egli non aveva visto l'esemplare, ma soltanto il disegno di quel fiorino. Taglia quindi corto e conclude che più probabilmente ancora la corona non é che una bizzarra aggiunta di chi disegnò la moneta.
Ma a dispetto della logica, quel fiorino c’è davvero. Converrà dunque studiare altre ragioni della concordanza fra la leggenda e la corona.
Vediamo anzitutto i due fiorini detti di Galeazzo Visconti.