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Il ch. Autore divide il suo ampio Catalogo di monete in tre grandi Serie che corrispondono quasi appunto alle tre grandi fasi della monetazione di Carlomagno. Seguendo l’ordine geografico delle zecche, l’Autore non si diede pensiero della rispettiva precedenza, e all’ordine cronologico, forse per la maggiore comodità, preferì l’alfabetico.
Alla prima serie assegnò le monete col carolvs scritto nel campo; alla seconda quelle col tempio e col monogramma; ed alla terza quelle col busto e col titolo d’imperatore. Distingue poi le monete della prima serie in quelle insignite d’un nome di città da quelle portanti il nome d’uno dei grandi officiali, che la tradizione ha poi qualificati colla denominazione di pari, — In questa prima serie, discorrendo delle monete battute nella nostra penisola, che più delle altre interessano noi italiani, descrive il denaro di Firenze (n. 42)1, già fattoci conoscere dal ch. Fr. Pellegrino Tonini; due denari di Lucca (61 e 62)2 illustrati dal Massagli; i due di Parma (79 e 80), illustrati dal Lopez e sconosciuti al Gariel, quello attribuito a Siena, o forse con più ragione a Sinigaglia (108)3, proveniente dal ritrovamento di Sarzana, e dal Gariel assegnato a Sennheim; ed un altro di Treviso (118)4. — Indi proseguendo richiama la speciale nostra attenzione sopra alcuni denari venuti in luce pure nel detto ripostiglio di Sarzana, contraddistinti colle sigle R. F. (rex francorvm), (128)5, che non esita di attribuire a Milano, interpretando per mediol il monogramma che trovasi collegato a sinistra dell’R, in cui il Longpérier aveva creduto di leggere le prime sillabe dell’appellativo imperator, le quali monete però, di tipo veramente italiano, aspettano ancora chi assegni la zecca, che veramente loro si compete. A queste aggiunge