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alcune notizie sugli intagliatori della zecca di venezia 359


La placchetta, qui riprodotta col mezzo della zincografia, si conserva nel Museo Correr, rappresenta Davide e Golia ed è attribuita ad un artista di cui si ignora la vita, che firmava i suoi lavori col nome di Moderno. Il Molinier nel suo dotto lavoro Les Plaquettes, edito a Parigi nel 1886, crede che Moderno sia un pseudonimo simile a quello di Antico, che designava l’incisore mantovano Pier Giacomo Alari. A differenza del Müntz e di altri che credono il Moderno abbia lavorato nel XVI secolo, Molinier invece reputa che egli appartenga alla fine del secolo XV e mostra due placchette del Moderno, riprodotte sulla porta della Rana (1507) della cattedrale di Como. Lo stesso autore credo che per lo stile, che risente della scuola di Padova e di Venezia, e per i siti ove si trovano più facilmente i suoi lavori, egli appartenga all’alta Italia, sebbene per altri documenti conosca che egli abbia lavorato nella zecca romana e precisamente nelle bolle plumbee del pontefici.

Molinier sospetta che sotto il nome di Moderno si nasconda il nostro Vettor Gambello o Camello, che è il solo artefice il quale corrisponda a tutti i voluti requisiti sia per il tempo, sia per lo stile, sia per essere veneziano ed avere lavorato nella zecca papale. Cita a sostegno della sua tesi che una placchetta oltre il nome del Moderno porta un punzone di orefice colle lettere CA, ed una dello stesso autore col solo punzone CA. Un’altra placchetta ha l’iscrizione OPVS MODERNI C. C., che egli interpreta Cognomine Camelii. Senza pronunziarmi su questa ardita opinione, credo utile riportarla, affinchè sia diffusa e discussa e si porti nuova luce sa questo interessante argomento.