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330 giovanni mulazzani


TESTONE D’ARGENTO — Così detto dalla testa del ritratto del principe impressovi sopra. Altrove ho osservato che pregio sì bello dell’antichità perduto o quasi nella barbarie de’ bassi tempi venne ripristinato dal primo duca visconteo in parte al principio del secolo XV, che riprodotto dopo lungo indugio di mezzo secolo dal capo della seconda nostra dinastia in più estesa misura, venne adottato poscia stabilmente, volgendo l’anno 1474, nelle monete grandi di argento, nonché in quelle d’oro del secondo duca Sforza, ed indietro all’articolo grosso ne furono palesati il valore originario di 20 soldi, la bontà squisita a 0,962, ed il peso fino a quel punto inaudito di 8 denari. Mezzi testoni del principe suddetto si hanno altresì registrati in diverse gride sforzesche e spagnuole, e noi li vagheggiamo, benché rari, nei nostri Cimelii, belli essendo e lodevolmente composti. Al comparir degli scudi colla metà del secolo XVI fu già notato, che cessarono di venire alla luce, e di figurare nel mondo numismatico quale moneta primaria; ed aggiungere si può con verità, come la più compita, che sia stata fatta in Europa dopo il risorgimento dell’Arte. Oltre di questi testoni e loro metà si hanno sullo stesso conio stampati dei doppii e dei tripli in lamine proporzionatamente più grosse, ma sono rarissime anticaglie.

TESTONE D’ORO — Sinonimo di fiorino e di ducato d’oro cominciato con Francesco I Sforza per la ragione medesima del ritratto, che si ripetè dal suo successore anche in argento, veggasi il documento in Argelati del 1465, che ce ne istruisce1, ed altro pure che nomina testoni d’oro del 1474, dello stesso autore.

  1. Argelati. T. III, pag. 31, — T. II, pag. 205,