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studii economici sulle monete di milano | 321 |
in rame con più ingordo guadagno e con danno ed incomodo delle genti dall’Austria nel 1849.
Il prezzo dal tempo della Spagna non variò mai dai soldi 2 1/2, ma grandemente variò il quoto argenteo di questa ottava parte della lira non tanto per effetto legittimo e naturale del suo prototipo, come per la colpa dei governi, che di rubare al popolo cessare non volevano nelle monete minori. Non mi estenderò a noverare i tanti titoli e pesi che se ne hanno, poiché lungo, stucchevole, inutile sarebbe il farlo; questo solo sia bastante a sapersi in adesso, finché ad altri posti convenienti sarà provato a rigore matematico; la parpajola coniata per secoli a Milano forma il disonore dei governi che l’hanno comandata.
PEGIONE — Non avvi moneta alcuna del medio evo più di questa oscura ed intricata a parlarne. Dal suo nome e dal momento in cui si comincia ad averne notizia coll’editto del conte di Virtù del 1400 nominato di sopra alla voce dodesino sembrerebbe potersi dedurre (e non é mancato chi l’opinò) che portasse improntato un piccione od una fenice tra le fiamme, sapendosi che quel nostro primo duca usò di una tale impresa[1]. Ma questo tipo non si rinviene in nessuna sua moneta, o de’ suoi due figli che gli succedettero, e solo comparisce colle sforzesche, senza però una simile denominazione, in due grossi di Galeazzo Maria e di Massimiliano Maria.
Ma vi sono ragioni per credere, che il pegione lungi dall’essere moneta inventata dal III Galeazzo Visconti abbia esistito nell’età che lo precedette, per