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studii economici sulle monete di milano 315

zecca del 1474, che si trovano in Argelati. Questi due documenti possono per ora bastare a figurarsi gl’intermedii, dei quali moltissimi riscontreremo in seguito.

Tralascio pure di dire dei tanti grossi repubblicani ed imperatorj e dei viscontei, sforzeschi, francesi da un soldo, da 2, da 3, da 5, da 6, da 10, e del peso e titolo loro varianti grandemente nel giro di tre secoli, nonché di estendermi sul grossone, che tutti li superò, sufficienti riputando le notizie che ho date a far concepire della numismatica nostra quell’idea generica, che si conforma ad un discorso preliminare.

Opportuno però sembrami avanti di sortire da questo articolo di compiere la storia di questa, che in un col fiorino d’oro è altra delle celebri monete italiane del medio evo, con un cenno sul fatto, che colpì e grossi e grossoni alla metà del secolo XVI, in cui dovettero cedere il primato agli scudi d’argento fabbricati coi tesori del nuovo mondo. Carlo V che qui regnò dal 1535 al 1554 fu quegli che stampò l’ultimo grossone ed il primo scudo.

IMPERIALE — Di due sorta d’imperiali contano le nostre carte del medio evo, comunissimo, esile, eroso l’uno, che s’incontra ad ogni passo, 1/12 parte del soldo, quindi sinonimo di danaro, brevemente così espresso disgiunto dal suo sostantivo, e del quale abbiamo di sopra fatto cenno per quanto in allora abbisognava alla voce danaro imperiale e non mancheremo di dame spiegazione estesa come dicemmo, in fine di questa rassegna. Altri imperiali vi sono ben diversi, rari e non comuni e per forma, peso, bontà ragguardevoli; vennero fabbricati dalla città nostra in onore di Enrico VII di Lucemburgo alla sua ve-