zione dei metalli, di cui il giudizio spetta agli uomini, che li possiedono. Tanto è ciò vero che il fiorino, si legge nelle nostre carte, era montato due anni appena dopo il 1393 a soldi 50 1 dai 32 ch’era negli anni avanti al 1391. Ora questa decadenza, al certo continuata per molti anni, della moneta d’argento con sempre nuove battiture, ed il conseguente alzamento dell’oro, che possibile era, ohe variasse di giorno in giorno per non dire d’ora in ora esponendo a liti continue i contraenti, fecer sì che per sicurezza dei contratti s’introdusse l’uso di ritenere il fiorino d’oro per l’antica misura di soldi 32, ma di quelli correnti al tempo del contratto. Che se poi s’intendeva il vero e reale fiorino d’oro veniva questo designato e pattuito col nome di fiorini d’oro in oro florenorum auri in auro ed il suo valore era non di 32 soldi ma per quello di più che correva in piazza, o come si dice in oggi, di borsa. Il disordine monetario cominciato col conte di Virtù predetto, nonché tolto di mezzo accresciuto essendosi coi successori di sua famiglia ed anche col primo Sforza, la diplomatica di quegli anni è piena di fiorini d’oro da soldi 32, che sono a parlare esattamente fiorini d’argento. Sparita una simile denominazione col giusto e legale sistema monetario armonicamente connesso in tutte le sue parti del secondo Sforza del 1474, e coi due re francesi che lo mantennero bravamente, ricompare cogli ultimi principi di quella casa per il decadimento, a cui soggiacque fra le indicibili calamità nostre e di tutta Italia avvenute in quel tempo, la egregia monetazione, della quale portano il vanto. Nel dominio della Spagna questa bizzarra appellazione più non si riscontra tanto negli atti pubblici
- ↑ Argelati. T. 2, pag. 25, col. 2.