Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
276 | francesco gnecchi |
nerò come i più importanti i due medaglioni d’argento, il primo di Trajano, di conio romano, il secondo di Filippo padre e Otacilla unico sotto diversi aspetti, il grande medaglione di bronzo di Commodo notevole pel massimo modulo e il medaglione d’oro di Magnenzio, nuovo pel rovescio e pregevole pel metallo.
Fra i dieciassette medaglioni descritti e riprodotti, parecchi non si trovano nel più brillante stato di conservazione, e le tavole quindi mancano almeno in parte di una delle principali attrattive; ma, come ebbi già occasione di osservare altrove, le tavole aggiunte a questi articoli non sono come quelle, che, fatte per ornamento di un catalogo, offrono l’esposizione dei pezzi più belli e più appariscenti scelti appositamente fra molti, onde fare pompa di se e attestare il gusto squisito del raccoglitore sotto il duplice aspetto dell’arte e della conservazione. Alla quale ultima, dirò fra parentesi, oggi si attribuisce un’importanza soverchia, preferendola generalmente al vero interesse scientifico.
Scopo unico di queste tavole è quello di rappresentare fedelmente, documentare e autenticare tutti i pezzi descritti e quindi ogni scelta rimane esclusa. Questi pezzi unici o rarissimi, ohe offrono ancora novità o materia di discussione dopo tanti che furono studiati e descritti, bisogna prenderli quali sono e accontentarsene, non dimenticando che se vi manca il pregio tanto ambito e direi riconosciuto per l’unico da buona parte dei moderni raccoglitori, l’interesso scientifico vi rimane sempre inalterato.
Davanti alla investigazione della scienza tanto vale una moneta fior di conio come quella che si trova nel più deplorevole stato di conservazione, sempre ben inteso che tanto ne rimanga da po-